Commenti alle 10 cose da fare per proteggere i bambini dopo un evento drammatico
Dopo il terremoto del 24 agosto 2016, ripropongo il decalago di Save the children per proteggere i bambini in contesti di emergenza al quale ho aggiunto un piccolo commento.
- Evitare che i bambini stiano troppo davanti alla televisione: continuare a veder immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perché potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l’evento catastrofico sia ancora in corso.
Questa indicazione dovrebbe valere sempre, la televisione offre intrattenimento, divertimento ma anche contenuti che i bambini non sempre sono in grado di decodificare. In situazioni di disastri, fatti di cronaca, attentati terroristici è importante essere con loro quando in televisione mostrano immagini, interviste o approfondimenti relativi a tali episodi.
- Ascoltare attentamente i bambini: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.
Ascoltare è il primo passo, è importante orientare le “antenne” verso di loro cercando di cogliere quali sono i quesiti che gli nascono dentro. Il più delle volte sono molto differenti da quelle che possiamo immaginare noi adulti quindi il dialogo e l’ascolto sono fondamentali.
- Rassicurare i bambinie fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinché si sentano al sicuro.
Credo che il ruolo più importante dei genitori sia quello di offrire protezione e conforto in situazioni di pericolo. Se il bambino sente di poter contare sui genitori le sue strutture interne, il suo sviluppo, il suo attaccamento sarà indubbiamente favorito (ovviamente non è sufficiente solo questo ma è un buon inizio). In situazioni come quelle vissute in questi giorni è importante stare vicini e rassicurare.
- Accettare l’aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato.
Meglio togliersi i dubbi evitando di temporeggiare troppo e chiedere il parere di uno psicologo al fine di comprendere meglio la natura del disagio che osservate in vostro figlio e riuscire a fornirgli in tempi relativamente brevi i mezzi per aiutarlo ad affrontare e superare il disagio.
- Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio. Benché i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto.
La grande variabilità di ciascuno, caratteriale, intellettiva, temperamentale, di elaborazione, richiede ai genitori una grande capacità di lettura dei segnali che i bambini inviano; questi segnali, soprattutto in conseguenza a simili episodi possono essere molto differenti tra loro. Osservare ed ascoltare sono di nuovo le parole chiave.
- Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare.
Questo punto dovrebbe essere inserito in un ipotetico contratto di genitorialità, un punto che tutte le persone che si apprestano ad avere un figlio si impegnano e dovrebbero rispettare! Soprattutto in situazioni di pericolo, come quella del terremoto o attentati terroristici, quindi situazioni con caratteristiche di grande imprevedibilità e impatto emotivo, dedicare tempo ai bambini risulta a dir poco cruciale e determinante.
- Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.
Attenti significa che se noi adulti in un momento di emergenza mostriamo grande preoccupazione, agitazione, senso di smarrimento è lecito aspettarci un’attivazione altrettanto importante nei bambini. L’ansia e la paura si trasmettono anche senza parole. Non significa però che si debba camuffare e/o nascondere tutto, anzi credo sia importante riuscire a trovare il modo di spiegare ed esprimere le proprie emozioni, utilizzando ovviamente una modalità adatta alla comprensione dei bambini. Parlare di emozioni, educare i bimbi a comprendere e dialogare le emozioni credo sia un grande obiettivo che tutti i genitori dovrebbero porsi.
- Imparare dall’emergenza: anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.
È importante dire sempre la verità; è importante altresì mostrare ai bambini anche un’evoluzione possibile positiva degli eventi che sta osservando o vivendo, cercando si di raccontare e descrivere ciò che accade ma allo stesso tempo infondendo una sensazione di ottimismo.
- Aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.
Questo vale per tutti; prima ci si rimette a lavorare, giocare, studiare e prima si riesce a superare il momento di paura, preoccupazione e ansia. È altresì vero non sottovalutare gli elementi che agiscono a livello inconsapevole: non facciamo finta di niente, parliamone, facciamoci aiutare.
- Incoraggiare i bambini a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.
Rendersi attivi in questi momenti aiuta a vivere la situazione anziché con un senso di impotenza con una sensazione di poter essere artefice di un cambiamento positivo e utile per sé e per le altre persone.